La porta del tempo by Fabio Calenda

La porta del tempo by Fabio Calenda

autore:Fabio Calenda [Calenda, Fabio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788858404157
Google: 1Kq_pazgmawC
editore: Giulio Einaudi Editore
pubblicato: 2010-12-01T23:00:00+00:00


9. Presagi

Non appena le ruote si muovono, Dinamos balza sul carro agile come un gatto, strappando un gemito alle assi.

L’auriga non gradisce il carico inatteso, urla, accenna un gesto per spingerlo via, ma desiste di fronte allo sguardo di ghiaccio.

Mi stringo di lato per fargli posto in uno spazio che ci contiene appena. Non mi curo delle ginocchia che premono sulla bocca, sono troppo felice di sentirlo vicino; gli serro la mano e lui annuisce sorridendo con gli occhi.

Tersite e Janos si dissolvono sul limitare del bosco. Il mio ultimo sguardo è per Kuna, che guaisce strattonando il laccio; poi il carro si infila nel bosco in direzione di Nauplia.

Paura e curiosità si agitano al ritmo delle ruote che, diversamente dal viaggio di andata, divorano il sentiero. Mi turba il pensiero della regina. Cosa può averla spinta a ricercare un uomo in fuga verso Esperia? Chi le ha parlato di me dopo tanti giorni? Non li ho contati, ma ne sono trascorsi almeno trenta da quando ho lasciato Micene. E se fosse un espediente escogitato da Menaios per farmi sparire? Dinamos si è appisolato, come se volesse trasmettermi la sua sicurezza. Alla Skia non interessano individui in partenza per viaggi senza ritorno, altrimenti i suoi sgherri si sarebbero fatti vivi ad Asine. A sentire Tersite, l’auriga è una guardia agli ordini di Omero.

Niente da temere, dunque, durante il viaggio. Dopo cominceranno i guai. Sono intrappolato in mezzo a due forze ostili tra loro: da un lato la regina e forse Omero, che mi utilizzeranno per i propri fini; dall’altro la Skia, pronta a eliminarmi. Mi arrovello senza capire. Penso alle parole di Janos sull’antico vaticinio. Nessuno ne ricorda piú il contenuto, eccetto il riferimento a un inquietante segreto, nonché a un uomo proveniente dalla montagna sacra che potrebbe scoprirlo con conseguenze nefaste. Calcante e Menaios mi piomberanno di nuovo addosso, convinti di avermi identificato come l’uomo della profezia.

Ieri sera, nel nostro colloquio di addio, Tersite mi aveva confermato ciò che già avevo appreso da Eunice, sui motivi dell’ostilità dei sacerdoti e della Skia verso la regina. La guerra in primo luogo, che essi propugnavano e lei avversava. La radice della reciproca ostilità era tuttavia piú profonda e riguardava il culto dell’antica madre, onorato dalla sovrana, nonostante fosse stato bandito fin dai tempi di Atreo. Ciò le aveva attirato soprattutto l’odio di Calcante, il capo dei sacerdoti, il quale non perdeva occasione per nuocerle servendosi anche di Menaios.

Tersite si era poi dilungato su raccomandazioni riguardo all’incontro con la regina: dovevo abbracciarle le ginocchia senza darle il tempo di parlare, invocando ospitalità e protezione.

– La regina è saggia, ma devi vincerne diffidenza e orgoglio, i lati oscuri del suo cuore.

Mi aveva accennato al baratro scavato giorno dopo giorno dalla sofferenza nel chiuso degli appartamenti reali e occultato dalla dissimulazione.

– Le donne, anche le regine, – aveva sentenziato, – non possono sfogare nell’azione il rancore che divora l’anima, lo covano nel silenzio e nella solitudine.

Non mi aveva sorpreso apprendere che la regina Clitemnestra



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